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  • Luigi Troiano

    Gravidanza e diagnosi prenatale

    Un momento di informazione che viene offerto alle donne nel primo trimestre di gravidanza

Colloquio per
la diagnosi prenatale

Il colloquio per la diagnosi prenatale è un momento di informazione che viene offerto alle donne nel primo trimestre di gravidanza e ha la finalità di presentare tutti gli strumenti disponibili per conoscere prima della nascita lo stato di salute del bambino atteso sia da un punto di vista morfologico-strutturale, ossia poter escludere delle malformazioni grossolanamente rilevabili, sia da un punto di vista cromosomico, vale a dire conoscere il rischio di una sindrome di Down per esempio.

Per quanto riguarda il primo aspetto, lo strumento che ci consente di studiare il feto nella sua evoluzione strutturale dall’embriogenesi al parto, è l’ecografia. Ad ogni incontro il ginecologo propone sempre preliminarmente di rilevare il battito cardiaco del feto e poter rassicurare la paziente che la gravidanza stia procedendo in regolare evoluzione; ma le ecografie che hanno veramente significato diagnostico in gravidanza sono soltanto tre e tutto quello che viene eseguito oltre queste andrebbe sempre giustificato secondo criteri di Linee Guida validate dalle società scientifiche e  motivato alla paziente.

Ecografia del primo
trimestre

Posta diagnosi di gravidanza intrauterina la prima ecografia ufficiale andrebbe programmata intorno alla 12° settimana. Questa è l’epoca più attendibile per la datazione della gravidanza. Datare la gravidanza vuol dire stabilire con quanta più approssimazione possibile l’età esatta di questo embrione per poi portarci questo riferimento per tutta la durata della gravidanza e poter stabilire quando debba considerarsi conclusa, ossia compiuta la 40° settimana. E’ questa l’occasione per effettuare inoltre la misurazione della translucenza nucale che altro non è che lo spessore della cute a livello retronucale qualora la paziente intenda sottoporsi a indagini prenatali non invasive. L’esame può essere condotto sia per via transaddominale che transvaginale. 

Ecografia del secondo
trimestre

Cosiddetta ecografia morfologica si esegue tra la 19° e la 21° settimana. E’ un’indagine di screening facoltativa seppure vivamente consigliata e viene eseguita secondo uno schema standard indicato dalle Linee Guida della Società Italiana di Ecografia Ostetrica e Ginecologica; studia l’anatomia fetale apparato per apparato secondo criteri stabiliti e verifica attraverso varie misurazioni la corrispondenza biometrica del feto confrontandola con la datazione del primo trimestre; il suo scopo è, per quanto possibile, quello di allontanare il sospetto di possibili malformazioni rilevabili e, lì dove questi criteri non si ritengano soddisfatti, poter conferire questa paziente a una valutazione cosiddetta di secondo livello. 

Ecografia del terzo
trimestre

Intorno alla 33° settimana di gravidanza è opportuno andare a effettuare sul nostro piccolo paziente alcune misurazioni per verificare la regolarità della sua crescita. Stabilire cioè che stia avvenendo  secondo un trend adeguato per questa mamma e questo papà che l’hanno concepito oppure abbia subito una accelerazione di crescita come può succedere in presenza di diabete gestazionale o, al contrario, un rallentamento fino a un arresto di crescita come può succedere in condizioni di ipertensione gestazionale. Risulterà altrettanto utile appurare la collocazione della placenta e le caratteristiche quantitative del liquido amniotico.
  • L’aspetto cromosomico può essere studiato in gravidanza attraverso quattro esami

    Alcuni cosiddetti invasivi e sono la villocentesi e l’amniocentesi, altri definiti non invasivi ( NIPT) e sono l’ultrascreen (o bitest o test combinato ) e la ricerca del DNA fetale nel sangue materno.
    E’ utile ricordare in premessa che una impennata del rischio di sindromi cromosomiche si ha dopo il compimento del 35° anno di età motivo per cui allo stato attuale in italia vengono offerte gratuitamente le indagini invasive seppure in discordanza con Linee Guida europee che insistono sulla imprescindibilità delle indagini non invasive indipendentemente dall’età della paziente. 
  • L’aspetto cromosomico può essere studiato in gravidanza attraverso quattro esami

    Alcuni cosiddetti invasivi e sono la villocentesi e l’amniocentesi, altri definiti non invasivi ( NIPT) e sono l’ultrascreen (o bitest o test combinato ) e la ricerca del DNA fetale nel sangue materno.
    E’ utile ricordare in premessa che una impennata del rischio di sindromi cromosomiche si ha dopo il compimento del 35° anno di età motivo per cui allo stato attuale in italia vengono offerte gratuitamente le indagini invasive seppure in discordanza con Linee Guida europee che insistono sulla imprescindibilità delle indagini non invasive indipendentemente dall’età della paziente. 

Ultrascreen

Detto anche Bi-test o test combinato  è un esame di screening prenatale non invasivo che permette di calcolare con una attendibilità stimata tra il 90 e il 95% se eseguito da operatori esperti la probabilità di rischio di alcune anomalie cromosomiche del feto, come per esempio la sindrome di Down. Si esegue tra la 11° e la 14° settimana di gravidanza quando la lunghezza vertice – sacro del feto è compresa tra 48 e 84 mm e consiste in un’ecografia in cui, oltre che datare l’epoca gestazionale come già spiegato, in special modo viene misurato lo spessore della cute fetale a livello retronucale, la cosiddetta translucenza nucale appunto, e individuato l’osso nasale. Ai rilievi ecografici aggiungeremo i valori biochimici ottenuti da un prelievo di sangue materno di due proteine prodotte dalla placenta e che sono la free Beta-HCG e la PAPP-A. Entrerà nel nostro calcolo l’età materna, la misurazione del feto, la misurazione della plica nucale e i valori degli esami ematochimici e quello che si otterrà sarà un numero che esprimerà  il rischio che il nostro feto possa avere la sindrome di Down o la trisomia del cromosoma 13 o del cromosoma 18. E’ indolore per la mamma e senza rischi per il feto.

Test del DNA fetale

Attraverso un prelievo di sangue materno, a partire dalla 10° settimana di gravidanza, è possibile estrarre delle frazioni di cariotipo fetale e verificare la presenza di eventuali disordini cromosomici talvolta con un’affidabilità fino al 99% come per la sindrome di Down. Questo test valuta innanzitutto il rischio di presenza nel nascituro della trisomia 21 (la sindrome di Down), della trisomia 13, della trisomia 18 e di alterazioni del numero dei cromosomi sessuali compresa la possibilità di conoscere il sesso fetale se richiesto. In realtà oltre questo risultato base esiste anche la possibilità di estendere la nostra indagine ad altre microdelezioni o duplicazioni parziali a seconda delle specifiche esigenze di approfondimento cromosomico. Si ricorda che a tutt’oggi rimane un test di screening prenatale non considerato diagnostico e che la valutazione ecografica del primo primo trimestre rimane un momento di analisi inderogabile del feto.

Villocentesi

Tra la 11° e la 14° settimana è possibile accedere al primo esame invasivo tra quelli disponibili per la diagnosi prenatale. La villocentesi consiste in una puntura transaddominale che si esegue sotto guida ecografica continua in cui con un ago si raggiunge la parete interna dell’utero e si aspirano dei frammenti di quel tessuto che sta formando la placenta e che a quest’epoca si chiamano villi coriali. I villi coriali contengono al loro interno delle cellule di derivazione fetale che saranno analizzate e da cui sapremo esattamente se il nostro bambino ha 23 coppie di cromosomi come una persona normale o se ne ha qualcuno in più (come per il cromosoma 21 della sindrome di Down), o qualcuno in meno (come per il cromosoma X della sindrome di Turner), o qualcuno con frammenti traslocati o persi o comunque di che tipo di disordine cromosomico si tratti. I tempi di risposta del nostro esame sono variabili da qualche giorno a due, tre settimane a seconda se ci si limita a un’osservazione quantitativa del cariotipo o se con specifiche sonde molecolari si vuole conoscere l’eventuale presenza di un preciso difetto cromosomico a cui corrisponde una determinata malattia genetica. La sua affidabilità è pressochè del 100% e raramente succede che la procedura risulti insoddisfacente.

Amniocentesi

Gli stessi risultati della villocentesi, e con la medesima affidabilità, possono essere ottenuti più tardi a partire dalla 16° settimana di gravidanza con l’amniocentesi. In questo caso, sempre attraverso una puntura transaddominale che si esegue sotto guida ecografica continua, si preleva del liquido amniotico. Il liquido amniotico reca in sospensione le cellule di sfaldamento degli epiteli fetali che una volta recuperate saranno studiate nel loro assetto cromosomico.